Il prezzo del petrolio crolla: colpa solo del covid-19 o c'entrano anche le rinnovabili?

dietro la crisi del petrolio si nascondono le rinnovabili

Nella giornata di lunedì 20 aprile il prezzo dei contratti futures del petrolio statunitense ha toccato per la prima volta valori negativi.

Vediamo innanzitutto cosa sono i "contratti futures"? Sono contratti negoziati su mercati regolamentati con cui venditore e acquirente si impegnano a scambiarsi una determinata quantità di un bene a un prezzo prefissato e con liquidazione differita a una data futura prestabilita.

Il parametro di riferimento del mercato petrolifero degli Stati Uniti è il WTI (West Texas Intermediate). Il prezzo dei contratti futures con consegna fissata a maggio aveva già subito un brusco calo agli inizi del mese di aprile, quando il valore di mercato si era assestato intorno ai 20 dollari al barile, prezzo già di per se basso considerando che nella prima metà del mese di marzo il valore si aggirava sui 55 dollari al barile. 

Il prezzo del greggio era rimasto stabile fino al 17 aprile, per poi far registrare un calo storico proprio nella giornata di lunedì scendendo a -37,63 dollari al barile.

In concreto cosa significa: che in questo momento i produttori di petrolio sono costretti “a pagare” gli acquirenti per liberarsi del petrolio in eccesso; mentre a loro volta gli acquirenti preferirebbero non riceverlo nell’immediato visto il crollo della domanda dovuto principalmente alle restrizioni legate alla pandemia in corso (questo non sempre è vero, infatti sembra che molti acquirenti in realtà stiano facendo incetta di petrolio proprio in questo momento, per poi attendere il rialzo del prezzo e realizzare cosi una cospicua "plusvalenza"). 

Non è un segreto che l'andamento del prezzo del petrolio influenzi sensibilmente l'economica globale basata in tutte le sue sfaccettature sull'utilizzo costante dei combustibili fossili e che vede, come primo competitor del petrolio, il gas naturale. 

Tutte le principali testate giornalistiche e i media continuano ad imputare questa crisi solamente alle restrizioni determinate dall'emergenza sanitaria legata al Covid19, ma è davvero cosi o c'è un lato della medaglia che tentano di tenere celato?

Senza dubbio le restrizioni, in modo particolare quelle legate al settore dei trasporti, hanno influenzato sensibilmente l'andamento di domanda e offerta del petrolio, basti pensare che i due terzi del petrolio su scala globale sono impiegati proprio in questo settore.

Tuttavia riteniamo che, nonostante non se ne faccia menzione alcuna, la domanda energetica ottenuta dai combustibili fossili fosse avesse già subito un discreto rallentamento ad opera dell'ingresso sempre più imponente nel campo della produzione energetica delle energie rinnovabili ed in particolare dell'eolico e del solare.

Numerosi studi evidenziano come sia in realtà lecito attendersi il picco della domanda di combustibili fossili proprio fra il 2020 e il 2027, per poi cedere gradualmente il campo alle nuovi fonti di energia pulita. Non a casa il vero punto di svolta viene individuato intorno al 2028 circa.

La produzione di energia "verde" sta incrementando a vista d'occhio con l'Unione Europea e la Cina che si sono già portate molto avanti in tal senso. L'Unione Europa, ad esempio, ha superato nel 2017 la soglia di penetrazione del 14-15% dell'energia verde all'interno del mercato elettrico, soglia considerata come il punto di svolta verso una nuova rivoluzione industriale in chiave verde, come la definisce Jeremy Rifkin. Raggiungendo queste percentuali il mercato dell'energia pulita ha intaccato alla base il settore dei combustibili fossili, costringendolo, molto probabilmente, a raggiungere il picco di domanda proprio in questi anni, per far poi segnare una lenta recessione.

Oggi l'UE è arrivata alla soglia del 20% di energie rinnovabili, raggiungendo cosi uno degli obiettivi di cui si era fatta carico nel lontano 2007: taglio del 20% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990); 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili; miglioramento del 20% dell'efficienza energetica.

Allo stesso modo l'economia Cinese ha fatto sua la necessità di imporre alla propria infrastruttura un cambio di rotta e sta investendo moltissimo negli ultimi anni sul solare ed il fotovoltaico: non a caso la Cina è in possesso delle migliori tecnologie in commercio nel settore ed ha cosi contribuito ad abbassare sensibilmente anche i costi di acquisto e messa in opera degli impianti stessi.

La crisi petrolifera è davvero attribuibile solamente all'emergenza sanitaria o dietro si nasconde ben altro?

Gli Stati Uniti continuano a spingere moltissimo sul petrolio e ancor più sul gas naturale, giustificandosi affermando che anche nell'era delle “fonti green” ci sarà comunque bisogno di fonti energetiche affidabili e in grado di far fronte a down energetici delle prime.

Cosi facendo stanno investendo tantissimo e stanno molto probabilmente accumulando anche future perdite economiche in quanto prima o poi tali investimenti diverranno "Stranded asset”, fungendo da traino verso una profonda crisi economica.

Quello che ci auspichiamo un po' tutti è che la crisi già in atto possa spingere gli investitori a optare per nuove fonti energetiche, dando cosi il la ad una svolta senza precedenti e che i fondi, che gli stati stanno invocando a gran voce per far ripartire l'economica, vengano in parte impiegati per compiere la transizione verso una nuova civiltà a impatto prossimo allo zero. 

21/04/2020

Ferri Bontempi Gianni